lunedì 5 marzo 2012

Crisi economica: le borse in una mappa

foto di Image_of_Money[1]

La moderna economia dipende, come mai prima, dalla finanza, per tanto le crisi che investono i mercati si ripercuotono ineluttabilmente su tutto il sistema economico. Negli ultimi decenni, poi, la globalizzazione ha creato un'interdipendenza tra le diverse economie del mondo, per cui la crisi scoppiata a Wall Street nel 2007 ha assunto ben presto dimensioni mondiali.

Nella mappa sottostante sono evidenziate le principali borse valori nel mondo:


Visualizza Crisi economica: le borse in una mappa in una mappa di dimensioni maggiori

Le cause della crisi sono da ricercarsi anzitutto nella "bolla immobiliare" che ha sganciato completamente il prezzo delle abitazioni dal loro valore intrinseco. I prezzi delle case infatti, dagli anni novanta fino al 2007 sono aumentati in modo spropositato, mentre i mutui immobiliari concessi dalle banche prevedevano tassi irrisori, a ciò si aggiunga anche la facilità con cui le banche concedevano mutui anche a chi non aveva reddito.
Le banche poi hanno cartolarizzato i mutui, trasformandoli in titoli quotati in borsa, acquistati da altre banche (molte europee), da società di investimento e da privati. Ma quando i mutuatari hanno cominciato a non pagare le rate del mutuo (le stime dicono che un quarto dei debitori non pagava alla scadenza), coloro che avevano acquistato titoli garantiti da mutui hanno visto scendere il valore dei loro titoli, così è iniziata la corsa alla vendita e si è creata una spirale negativa per cui al segnale: "i prezzi scendono, gli investitori vendono" i prezzi scendono ulteriormente.

Il crollo di Wall Street ha comportato il crollo della liquidità per le banche perché i privati hanno iniziato a indebitarsi meno, quindi a spendere meno con conseguente crollo della domanda di prodotti che ha costretto molte aziende a licenziare o addirittura chiudere.

In breve tempo, i mercati sono crollati, la crisi ha investito tutti i settori dell'economia e l'unico tasso in crescita è quello della disoccupazione!
Il sistema del libero mercato ha fallito, pur essendo obiettivamente quello più produttivo, se non viene regolamentato dallo Stato conduce all'instabilità finanziaria perché ciò che è razionale per il singolo non sempre lo è per l'intera collettività, come aveva dimostrato già Keynes con il paradosso della parsimonia (semplificando: per il singolo è utile risparmiare, ma se tutti risparmiano le imprese vendono meno e sono costrette a licenziare. I disoccupati non potranno certo più risparmiare) e negli anni cinquanta Tucker con il dilemma del prigioniero.
L'economia possiede forze destabilizzanti endogene. I governi se vogliono evitare crisi come questa che stiamo attraversando, devono intervenire, ad esempio garantendo infrastrutture e servizi che i privati non hanno convenienza a fornire; impedendo che le grandi imprese diventino di fatto monopolistiche dettando prezzi non concorrenziali; in particolare regolamentando l'attività delle banche e delle società di intermediazione mobiliare in modo da tutelare i risparmiatori; nonché cambiando il sistema degli incentivi ai brokers (per cui maggiore è l'allocazione tra gli investitori di titoli rischiosi, maggiore è il loro compenso) che comporta la diffusione di titoli altamente rischiosi ("titoli spazzatura").

Un ringraziamento particolare a Daniela, autrice di questo articolo.

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