domenica 15 aprile 2012

Geografia dell'evasione fiscale

immagine originale di silvmedia.de[1] con modifiche

In Italia il numero degli evasori supera di gran lunga quello di coloro che pagano regolarmente le imposte. Di conseguenza, il carico fiscale ricade interamente sui contribuenti onesti i quali, di fatto, pagano per sé e per gli evasori, subendo una pressione fiscale decisamente eccessiva (secondo alcune stime superiore al 50%).
Per risollevare l'economia del nostro Paese sono tante le riforme necessarie, ma la più urgente, unitamente a quella del lavoro, è la riforma in ambito tributario.
Anziché aumentare le imposte ai pochi che già le pagano, bisognerebbe "scovare" la gran massa di evasori. Mossa, questa, che permetterebbe di redistribuire il carico tributario in maniera sicuramente più equa e rispettosa dei principi sanciti dalla Carta Costituzionale (artt. 2 e 53).

Attraverso la pagina web evasori.info è possibile segnalare episodi di evasione fiscale che saranno poi visibili sulla mappa di Google. I dati sono poi utilizzati per realizzare statistiche e mettere in luce le zone  e i settori economici a più frequente evasione.

screenshot dal sito evasori.info

In Italia dei circa 9 milioni di partite iva esistenti più di 3 milioni risultano inattive.
Si potrebbe allora pensare di ritirarle qualora per un numero prestabilito di anni i titolari di partita iva non dichiarino redditi che gli consentano di pagare le imposte.
Del resto, se davvero tali attività fossero improduttive o addirittura in perdita, perché ostinarsi a tenerle in vita?

Si potrebbe poi procedere all'eliminazione dei contanti (come del resto è accaduto in tanti altri stati) di modo che ogni movimento di denaro sarebbe tracciabile con l'ulteriore vantaggio di mettere in seria difficoltà anche la criminalità organizzata.

Un altro intervento potrebbe riguardare i controlli della Finanza, i quali dovrebbero essere sistematici e non blitz a fini pubblicitari.

Si potrebbe anche procedere a maggiori controlli incrociati tra le dichiarazioni di chi riceve prestazioni e quelle di chi risulta averle effettuate (a nulla infatti giova se taluno dichiara di aver ricevuto una prestazione dietro corrispettivo ma non indica anche il codice fiscale o il numero di partita iva di chi l'ha effettuata).
Il tanto decantato metodo USA del contrasto di interessi (che tra l'altro in realtà non esiste) potrebbe allora essere introdotto nel nostro ordinamento sebbene con riferimento solo ad alcune tipologie di spese quali le spese mediche, quelle per ristrutturazioni edili e spese per manutenzioni.

Infine anche una campagna di sensibilizzazione degli italiani come quella già avviata dalla pubblicità progresso dell'Agenzia delle Entrate, sull'importanza di pagare tutti le imposte e sulla equa e corretta redistribuzione del carico tributario con conseguenti vantaggi in termini di servizi e di benessere collettivo, potrebbe forse aiutare a limitare l'evasione.

Un ringraziamento particolare a Daniela, autrice di questo articolo.

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